Il cuore di Internet pulsa all’interno dei data center. Si tratta dei luoghi dove risiede tutta la strumentazione hardware che ogni giorno, 24 ore su 24 per 365 giorni all’anno, permette a tutti gli utenti del mondo di collegarsi alla Rete e usufruire dei suoi servizi e funzionalità.
Ogni data center è costituito da un certo numero di server, che rappresentano l’elemento fondamentale di tutta la rete Internet. È al loro interno che sono memorizzati tutti i dati, il traffico e le informazioni che riguardano i siti Web. I server rappresentano dunque il cuore pulsante di Internet e senza di essi nessun sito sarebbe in grado di esistere.
Nei data center i server sono inseriti all’interno di unità chiamata rack. Si tratta di armadi alti 2.20 metri e larghi 80 cm, che sono disposti in lunghe file. Ogni data center può contenere da decine di rack fino a migliaia a seconda della propria grandezza. Il mantenimento di queste strutture implica una notevole richiesta energetica dovuta non soltanto alle operazioni di accensione e mantenimento dei server ma anche alle operazioni di raffreddamento. I componenti hardware, dovendo lavorare 24 ore su 24 tendono a surriscaldarsi: l’energia necessaria per il loro funzionamento viene trasformata al 99% in calore. È importante quindi che venga mantenuta all’interno dei data center una temperatura costante e che il calore prodotto venga dissipato efficacemente, onde evitare il surriscaldamento del processore e il conseguente danneggiamento del server.
I consumi energetici rappresentano quindi una grande sfida soprattutto per i colossi del Web come Facebook, Google, Amazon e così via che si trovano a dover sostenere cifre ingenti per il mantenimento dei loro data center.
RuggerPod per data center energeticamente efficienti
Recentemente, in seno all’Open Compute Project (OCP), iniziativa nata nel 2011 ad opera di Goldman Sachs e Facebook, è stato presentato il progetto RuggedPod. Si tratta di un prototipo di rack completamente diverso rispetto a quello attualmente utilizzato in tutti i data center, in grado di diminuire la quantità di energia sprecata e disperdere il calore nell’ambiente.
RuggedPod è un armadio cubico da 1 mt di lato che contiene al suo interno tutti i componenti dei server ridotti però nelle loro dimensioni e privati dello chassis. I server sono immersi in un bagno di olio organico e dielettrico che, mediante una pompa di ricircolo, gira all’interno del cubo prelevando il calore dai processori e portandolo verso le superfici esterne costituite da lastre di alluminio a nido d’ape.
Se con un rack tradizionale sono necessari 100 watt per il server e 35 watt per il raffreddamento, con RuggedPod sono necessari solo 100 Watt per il server. Se si prende in considerazione ad esempio Facebook e in particolare i suoi 180.000 server, con RuggedPod è possibile risparmiare 55 milioni di kilowatt all’anno, per un valore di 10 miliardi di euro.
RuggerPod può essere installato ovunque, anche all’aperto. In Canada ad esempio è stato dato il via ad un data center in mezzo al bosco. Grazie al principio dello scambio naturale di calore, questo nuovo prototipo di rack potrebbe essere anche immerso all’interno di una piscina.
Che cos’è l’OCP
L’Open Compute Project è una iniziativa ad opera di Goldman Sachs e Facebook che ha come obiettivo quello di rendere open source tutti i progetti innovativi e green nell’ambito dei server e dei data center. Fino ad ora questo settore è stato appannaggio esclusivo dei soli grandi vendor come HP, IBM, Dell e così via.
La volontà di OCP è quella di far si che tutta la comunità, costituita sia da grandi aziende sia da singoli individui, lavori insieme per sviluppare, realizzare e ottimizzare progetti in ambito hardware.