Arriva in questi giorni la notizia che probabilmente Apple starebbe testando e sviluppando dei nuovi Smart Glass per la realtà aumentata; dei nuovi tipi di occhiali che sembra siano venuti fuori analizzando dei referti medici pubblicato (erroneamente) dall’azienda.
Un modo un pò particolare per riuscire a scovare nuove informazioni e caratteristiche sui prodotti che le aziende testano e sviluppano durante l’anno. Dei documenti particolari che registrano e documentano l’esperienza d’uso degli utenti che sono addetti a testare e provare i nuovi prodotti, raccontando quali sono le problematiche, i punti forti, o le funzioni che devono essere cambiate o perfezionate.
Nel caso di Apple si sono ritrovati dei documenti in cui sono riportate le opinioni di alcuni dipendenti che hanno testato questi ipotetici Smart Glass, dando un loro parere sui problemi e mal funzionamenti dei primi prototipi.
a provato disagio nel suo occhio dicendo che era in grado di vedere il flash laser in diversi punti durante lo studio”.
“Il dipendente ha provato dolore all’occhio dopo aver lavorato con il nuovo prototipo, anche se potrebbe essere associato all’uso. Ha notato che il sigillo di sicurezza sul case magenta era stato rotto e aveva pensato che l’unità potesse essere stata manomessa”.
Nonostante si tratti di informazioni incomplete, questi referti potrebbero confermare il fatto che Apple stia effettivamente lavorando sugli attesi smart glass per la realtà aumentata. Ma del resto si sa già da tempo che l’azienda di Cupertino sia interessata ad entrare in questo settore, tanto che nei giorni scorsi sono emersi anche dei nuovi brevetti sulla scansione dell’ambiente reale, per lo spostamento, rimozione o aggiunta di oggetti.
Da quanto riportano alcune fonti, la Apple sembra che stia impegnando diverse centinaia di ingegneri nello sviluppo di queste nuove tecnologie, sia da implementare su nuovi Smart Glass e sia da implementare probabilmente anche sui prossimi iPhone.
Lo stesso Tim Cook aveva già precedentemente confermato l’interesse sulla “mixed reality”, ribadendo la volontà di sviluppare un dispositivo non appena la tecnologia avesse raggiunto un livello “accettabile” e utilizzabile sui dispositivi mobile.